MILANO. 26 MAR. Oggi è il compleanno di Roberto Bolle che compie 41 anni, il Roberto bellissimo ed amatissimo dal pubblico di tutto il mondo, compreso quello che la danza la frequenta poco, il Roberto che si vede su tutti i rotocalchi, su tutte le riviste di moda, ospite ad ogni trasmissione televisiva importante, insomma quel Roberto che fa notizia sempre e comunque.
Ebbene proprio oggi vogliamo andare controcorrente per volgere l’attenzione dei lettori su un altro grande artista della danza che, alla pari di Roberto, è anche lui etoile del Teatro alla Scala: Massimo Murru.
Murru nasce a Milano dove inizia a studiare danza alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala diplomandosi nel 1990. Nello stesso anno entra a far parte del Corpo di Ballo. Viene promosso primo ballerino nel 1994 dopo la sua prima recita come interprete principale in L’histoire de Manon di Kenneth MacMillan. Da allora ha interpretato i principali ruoli del repertorio classico.
Viene subito notato da Roland Petit, diventando uno degli interpreti preferiti delle sue coreografie. Roland Petit gli affida infatti numerosi titoli del suo repertorio e lo porta a danzare, prima étoile italiana ospite, all’Opéra di Parigi nel suo Notre-Dame de Paris . Per lui Petit firma numerose creazioni: Chéri, con Carla Fracci, Bolero, su musica di Maurice Ravel, Le lac de cygnes et ses maléfices e l’assolo Les feuilles mortes.
Straordinario partner di Sylvie Guillem con cui ha un feeling importante dovuto alla grande stima reciproca. “Lavorare con Sylvie è una grande fortuna per una persona che fa questo mestiere. – dice il ballerino- Credo che sia l’unica grande artista in questo campo oggi e quindi costruire uno spettacolo con lei è un grande onore, un grande impegno, una grande gioia. Credo non si potrebbe sperare di meglio”. Come dargli torto.
Ed allora perché di un “pezzo da novanta” così, di un artista di tal calibro, fuori dagli schemi per qualità fisiche ed artistiche, si parla meno? La risposta è semplice Massimo Murru è una persona molto riservata, che non amo molto apparire. Lui stesso in un’intervista ha affermato: “Credo la cosa più marcata del mio carattere sia proprio la riservatezza”. E come sappiamo la riservatezza è una grandissima dote.
Forse non tutti sanno che da bambino avrebbe voluto diventare un karateka, e se dovesse rinascere il suo sogno sarebbe quello di cantare. Come ogni artista e persona sensibile tutte le volte che affronta un nuovo lavoro, una nuova avventura sente dentro di sé quel momento di paura dovuto all’incertezza di non essere all’altezza, di non riuscire come vorrebbe nella realizzazione del suo intento, ma lo spessore che infonde ai propri personaggi e alla sua estetica non lo fa mai sbagliare perché deriva da quel profondo e accurato lavoro di analisi che affronta ogni volta che deve calarsi in un ruolo. La conoscenza di cosa sta ballando e il trasporto emotivo sono il fondamento della sua arte, per lui tutte le volte significa cominciare da capo.
Con lo Schiaccianoci di Nacho Duato in programma al Teatro alla Scala dal 9 febbraio al 13 marzo scorso, per Massimo Murru è iniziato un nuovo percorso di professeur e maître, che lo trova occupato nelle lezioni e nelle prove dei solisti. Un percorso che gli consente di mettere la sua ricca e preziosa esperienza di étoile a disposizione dei colleghi scaligeri, oltre ad essere un vanto per il Teatro milanese e per l’Italia, in quanto Murru è senza dubbio un portabandiera di prestigio della danza internazionale.
FRANCESCA CAMPONERO
Leggi l’articolo originale: Bolle sì, ma parliamo un po’ di Massimo Murru