VERONA. 10 APR. E’ stata decisa la messa in liquidazione della Fondazione Arena di Verona dopo la bocciatura dell’accordo per il contenimento dei costi decisa dal referendum tra i lavoratori che, con 132 no e 130 sì, avevano respinto il protocollo siglato tra la stessa Fondazione e i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil.
Non si può dire che il Festival 2016 sia formalmente a rischio, ma potrebbe non essere organizzato dalla Fondazione Arena, perchè dopo il no all’accordo sul contenimento dei costi sancito dal referendum dei lavoratori, è stata appunto decisa la messa in liquidazione dell’ente lirico. Richiesta che ora dovrà passare dal Ministero dei Beni culturali.
Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, all’uscita dalla riunione ha detto che “la decisione sciagurata dei lavoratori comporterà, di conseguenza, l’azzeramento di tutti i posti di lavoro”.
Insomma salta la Fondazione, collegata ai fondi del Mibac, ma Verona potrebbe organizzare in maniera privata il festival. Questo perchè, ha sottolineato Tosi, “la priorità e la ragione di vita della Fondazione Arena e anche del turismo della città è la stagione lirica. Una scelta potrebbe essere il commissariamento. Ma il commissario avrebbe ancora meno risorse a disposizione, venendo meno i presupposti per accedere alla Legge Bray. Inoltre c’è il rischio che magari si ritrovi con gli scioperi dei lavoratori il 30 giugno”.
Tutto questo è triste se si pensa che Verona vanta il Festival lirico all’aperto più famoso al mondo. La prima edizione risale al 1913. Sul palco dell’Arena si sono esibiti i più prestigiosi nomi della storia dell’opera e del balletto: da Maria Callas a Luciano Pavarotti, da Placido Domingo a Josè Carreras, da Beniamino Gigli a Mario Del Monaco a Renata Tebaldi, e poi Carla Fracci , Jorge Janku, Paolo Bortoluzzi, Giuseppe Picone, Roberto Bolle ecc.
FRANCESCA CAMPONERO
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